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Montare in macchina è il primo tipo di racconto. Il montaggio in macchina è un lavoro sul tempo e quindi sullo spazio che spinge chi vede a coprire quei buchi. In maniera quasi inconsapevole arriviamo al racconto cinematografico.
I film documentari sono di due tipi: osservativi e d’incontro.
Nei primi si guarda e la vita scorre, negli altri si realizzano interviste o monologhi.
Esempio.
Oggetto del film documentario: Una associazione che si occupa di aiutare vittime di violenza domestica e bullismo o di problemi legati all’immigrazione, all’omosessualità e ai rapporti uomo-donna. La sede è una costruzione di 3 piani, si tratta quindi di un ambiente protetto. Ci sono 10 educatori tra tirocinanti e servizio civile. Il nucleo è composto da 4 persone.
Per tutto il film si sta su una storia che metta in disequilibrio l’attività di questa associazione.
Bisogna fare spettacolo non divulgazione. L’oggetto filmico è una dinamica di contrasti. I nostri personaggi devono essere confrontati col peggio per capire di che pasta sono fatti perché l’audience vuole sangue altrimenti non è interessata.
Questo combattimento corpo a corpo, dove chi dovrebbe curare e quindi sapere va messo in crisi. Va quindi disorientata la prospettiva. Avendo quindi tante possibilità, va chiarito qual’è l’oggetto filmico. Che questo film possa essere uno strumento per chi opera in quella associazione, perché no? Il film ha bisogno di una ricerca di cosa fa spettacolo in quel dato universo. Poi bisogna interrogarsi sulla forma per averne coscienza.
Se dobbiamo raccontare le storie di certi ragazzi c’è la possibilità di attuare osservazione ed incontro con una parte più costruita in dimensione favolistica. Ci sono film dove c’è molta teatralizzazione.
Il cinema è più importante dell’istituzione su cui si fa il film.[/vc_column_text][/vc_column][vc_column width=”1/6″][/vc_column][/vc_row]